Google ha ufficialmente lanciato il nuovo Google Earth 9.0, applicazione e risorsa che da tempo non veniva più aggiornata dal gigante della ricerca.
La nuova release, disponibile per piattaforma mobile e accessibile via Web, offre una Ui totalmente ridisegnata, migliorata e moderna grazie all’implementazione del material design e di funzionalità di ricerca avanzate sfruttando Wikipedia, immagini, foto e altro. L’interfaccia risulta praticamente uguale sia da mobile app che da web con il menu laterale che si apre come sull’app offrendo una coerenza grafica importante. Ovviamente sul Browser la qualità delle animazioni, il render della Terra e le stesse immagini satellitari e foto 3D hanno una qualità e risoluzione migliore.
Il nuovo Earth integra anche il tasto “mi sento fortunato” non nuovo nel mondo Google. Cliccandolo scoprirete luoghi nel mondo in modo casuale con 20.000 scelte possibili.
Ovviamente è presente l’integrazione con Street View, la possibilità di passare dalla modalità 2D a quella 3D e un link per condividere facilmente il luogo che state visualizzando.
Lo strumento consente a tutti coloro che “non sono dotati di ali o di jetpack” – come viene ironicamente spiegato dalla stessa Google – di apprezzare dall’alto immagini tridimensionali davvero realistiche. E così, dopo il clamore del lancio, l’azienda di Moutain View ha deciso di portarci dietro le quinte spiegandoci come è stato possibile ottenere questi eccezionali risultati, fatti di miliardi di pixel e di numerosi piccoli aerei che, sorvolando alcune aree, hanno reso possibile una definizione delle immagini senza precedenti.
Google Earth è dotata di un nuovo pulsante “3D” attraverso il quale è possibile trasformare le immagini bidimensionali in fantastiche visuali tridimensionali – alcune sono sono meglio di altre, ma probabilmente Google lavorerà in futuro anche su questo – e, considerato il livello di dettagli ottenuto, i dati forniti dai satelliti non sono stati ritenuti sufficienti. Per questo motivo il team di sviluppo ha fatto ricorso ad una serie di piccoli aerei dotati ciascuno di 5 fotocamere (una rivolta verso il basso, quattro a sinistra, destra, davanti e dietro) che sono state utilizzate per scattate immagini ad altissima risoluzione. Queste sono state poi caricate su un server ed elaborate attraverso algoritmi basati sull’intelligenza artificiale per la creazione di mappe di profondità. Le mappe sono state poi integrate tra loro per ottenere il risultato finale.
L’interessante video proposto da Nat&Lo – le voci di Google Assistant – presenta il dietro le quinte del lavoro effettuato.